mercoledì 25 maggio 2016

MOON KNIGHT


La Libreria del Fumetto, dopo MPH, continua con questa recensione ad occuparsi di titoli Marvel, con una delle più interessanti novità pubblicate negli ultimi anni: Moon Knight, la più recente serie dedicata al guardiano della luna, che è riuscita ad innalzare la fantomatica asticella qualità /formato /prezzo realizzando una magnifica edizione cartonata /gommata.
Tre volumi nel formato sopra descritto, tre team creativi diversi e tre differenti maniere di affrontare il personaggio.

Il primo team creativo, formato da Warren Ellis ai testi e da Declan Shelvey e Jordie Bellaire ai disegni, prende il personaggio, noto come giustiziere molto violento e con grandi problemi di personalità e lo rende il protettore dei viaggiatori della notte di New York. Gli autori realizzano sei storie autoconclusive differenti per trama ed ambientazione, ognuna caratterizzata da uno storytelling sempre funzionale ad una narrazione tesa ad approfondire un diverso livello e tipo d’investigazione. Il risultato finale è una delle interpretazioni più interessanti, stilose, intelligenti, trasgressive, disilluse di qualsiasi personaggio del fumetto mainstream e non.
(Moon Knight vol.1 Dalla Morte, Marvel Now, 128 pagine, 17x26, col., c/g, paninicomics, 12€) 
 
Il secondo volume è realizzato dal team creativo formato da Brian Wood ai testi e da Greg Smallwood ai disegni. Qui gli autori scelgono di non seguire l’esempio di Ellis di realizzare storie autoconclusive, ma optano per una “più classica” saga unica in sei parti. Il risultato è una run molto godibile, interessante, che approfondisce la psicologia del protagonista, evidenziando maggiormente il suo rapporto con Konshu e il concetto di viaggiatori della notte inserito da Ellis nel primo arco. La presenza di un nemico “singolo” aiuta la comprensibilità della storia, più classica rispetto al primo volume, ma sicuramente non per questo meno bella ed avvincente.
(Moon Knight vol.2 Blackout, Marvel Now, 112 pagine, 17x26, col., c/g, paninicomics, 14€) 
 
Il terzo e, per ora, ultimo volume della trilogia del cavaliere della luna, viene scritto da uno dei giovani più promettenti degli ultimi anni, Cullen Bunn, che nonostante sia da poco salito alla ribalta ha già realizzato straordinarie run su alcuni dei personaggi più importanti delle due major, in particolare per quanto riguarda i cattivi, facendosi notare per qualità, crudezza e spietatezza delle trame imbastite. Bunn coadiuvato ai disegni da German Peralta e Ron Ackins, per il suo ciclo decide di imbastire una storia più horror, davvero disturbante a tratti, supportato da una grafica cruda e contemporaneamente raffinata, che risulta essere il vero trait-d'union dei tre volumi Marvel Now sul personaggio.
(Moon Knight vol.3 Nella Notte, Marvel Now, 112 pagine, 17x26,col., c/g, paninicomics, 14€)
                                                                                                                                 by Davide Bianchi


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Per apprezzare al meglio questi volumi, sono necessarie due parole sugli autori. Tre volumi, tre autori diversi, ma non troppo! 

Iniziamo dallo scrittore del primo ciclo, Warren Ellis, uno dei principali artefici della storica british invasion del fumetto americano, autore di capolavori quali Transmetropolitan, Planetary e The Authority, prodotti che hanno rivoluzionato il mercato, introducendo nuove tematiche quali la metafisica e la politica precedentemente solo accennate nel mercato fumettistico americano. Questo Moon Knight si aggiunge sicuramente all’elenco dei lavori meglio riusciti di questo autore.

Il secondo volume è stato scritto, come già precedentemente detto, da Brian Wood, altro autore che ha lavorato con tantissime case editrici, sempre lasciando un segno grazie al suo stile particolare, in grado di far immedesimare il lettore nei personaggi raccontati. Interessante è notare come la sua carriera si sia spesso intrecciata con quella di Ellis, sia quando lo sostituì su alcune testate mutanti Marvel, sia nel presente proprio con Moon Knight. Wood è noto principalmente come lo scrittore di uno dei capolavori fumettistici degli ultimi anni, DMZ, e di altre grandi storie quali The Massive, sempre caratterizzate da una polemica vena politica tesa ad analizzare la società attuale e passata, come con una serie quale Northlanders, nella quale critica ciò che “non funziona”, attraverso un’analisi cruda e sincera dei problemi sociali, con un occhio di riguardo alle tematiche ambientali.

Autore dell’ultimo ciclo è Cullen Bunn, giovane astro nascente dell’editoria a fumetti americana, come detto ha utilizzato la crudezza e la spietatezza per caratterizzare le sue opere, proprio per questo è stato scelto da entrambe la major per scrivere di personaggi carismatici, cattivi, o quanto meno che si muovono sul sottile filo che divide il bene dal male. Con lui si passa infatti da supercattivi assoluti quali Sinestro per la DC, a personaggi come Moon Knight, che fanno uso di una buona dose di violenza nello svolgimento del loro “lavoro”, fino a Magneto, uno dei più grandi cattivi Marvel. Non è un caso che la casa delle idee abbia scelto proprio Bunn per occuparsi di un titolo quale Uncanny X-Men, che, nell'All New All Different universo Marvel del post-Secret Wars, ricorda molto più la spietata X-Force piuttosto che un normale team di X-Men.

martedì 10 maggio 2016

GLENN GOULD: UNA VITA FUORI TEMPO

di Sandrine Revel (testi e disegni) - Editore: BAO Publishing 
136 pagine, colore – 21 x 28 – cartonato – Prezzo di copertina 23,00 € 
ISBN: 978-886-543-657-8 

Per parlare di questo volume è necessario un supporto:


Pianista canadese, Glenn Gould, nel 1955, a soli 23 anni, si presenta al mondo con questa esecuzione de le “Variazioni Goldberg di Bach” e scrive un nuovo capitolo nella storia della musica classica. L'esecuzione impeccabile, gli staccati assoluti, la lucidità delle singole note: Glenn Gould sembra nato per dar voce alle opere di Bach. Ma per lui la musica è molto più che una professione. Ipocondriaco, ossessionato dalla perfezione, incapace di interessarsi al pubblico, Gould, quando suona, perde aderenza con la realtà che lo circonda, torna con la mente alla casa della sua infanzia e, tra le rassicuranti mura domestiche, si fonde con il suo strumento. La sedia che scricchiola, la sua voce che sussurra la melodia, le mani che scivolano sulla tastiera e tutta la mimica del volto, vengono presentati in Glenn Gould: una vita fuori tempo con un disegno sfumato, continuamente in bilico tra sogno e realtà, tra pensiero e azione. Con una narrazione non lineare, quasi a seguire le variazioni musicali da lui interpretate, Sandrine Revel presenta Gould uomo e artista, senza svelare dove stia, se c'è, la linea di demarcazione tra i due, fornendo un compendio visivo ed emotivo a corollario della musica che possiamo riascoltare nelle sue incisioni.
Da sottolineare come Glenn Gould sia stato uno dei primi artisti multimediali, tanto da abbandonare precocemente le esibizioni pubbliche in favore di sala d'incisione, radio e televisione. Una scelta sicuramente dettata dalle sue compulsioni, ma anche dalla capacità di utilizzare i media non come fine, ma come strumento per la propria arte.

lirazel